Il giorno della memoria all’IIS Genovesi-Da Vinci

“…Per la prima volta accade che a morire non sono solo i soldati, bensì coloro che conducono uno stile di vita non diverso da quello di voi studenti.”

Queste sono state le parole del dott. Edoardo Scotti, ex Presidente del Consiglio d’Istituto, durante l’incontro del 17.01.2023, tenutosi nell’Aula Magna dell’IIS Genovesi-Da Vinci, sul tema della “memoria”.

Il dott. Edoardo Scotti, con alle spalle una carriera di giornalista di oltre quarantadue anni di attività trascorsi tra “La Stampa” e “La Repubblica”, è un punto di riferimento, per la sua autorevolezza e competenza, della nostra comunità scolastica.

Circa 78 anni fa il campo di sterminio di Auschwitz veniva liberato dalle truppe sovietiche, ponendo fine a ciò che possiamo definire un’aberrante tappa dell’esistenza umana, il cui orrore è un fattore che ha determinato la base della coscienza civile e politica del XXI secolo.

Diversamente da quanto crede l’opinione comune, a morire non furono “solo” 6 milioni di ebrei: 4 milioni tra polacchi, ucraini e bielorussi, 5 milioni di rom, 2 milioni di dissidenti politici, 300.000 disabili e 15.000 omosessuali sono state vittime della medesima violenza.

Questi dati raccapriccianti non sono altro che il risultato della diffusione di ideologie antecedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939: il partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori sotto Adolf Hitler salì al potere nel 1933, predicando la differenza tra razze, attribuendosi il titolo di “razza superiore” e definendo le restanti “subumane”.

Questo orientamento ideologico si concretizza nel 1939 con l’approvazione dell’operazione T4, l’abbreviazione di “Tiergartenstraße 4”, via e numero civico di Berlino, che afferma la necessità di tutelare la razza ariana attraverso l’eliminazione degli ebrei e degli altri gruppi di “indesiderabili”.

Furono più di 44.000 le strutture, note come campi di concentramento, create durante l’Olocausto, destinate in primis ai lavori forzati e dal 1943 all’eliminazione di massa.

La peculiarità di questa tragedia, tuttavia, non sono i numeri, o meglio non totalmente: il dato scioccante è, piuttosto, il consenso che un popolo, che pur aveva raggiunto vette altissime in molteplici campi del sapere, aveva dato ad una vera e propria macchina della morte. Il mondo civile occidentale mise il progresso scientifico e tecnologico, riunendo i migliori ingegneri, architetti e scienziati dell’epoca, al servizio di un sistema capace di uccidere nel minor tempo possibile un elevato numero di persone, minimizzando, al contempo, le spese economiche di questo sterminio per lo Stato tedesco.

Il giornalista Scotti ci ha invitato a trarre dall’esperienza della Shoah un monito imperituro per tutta l’umanità affinché tali orrori non si verifichino mai più. A tal fine è necessario, non solo non dimenticare, ma educare le nuove generazioni al rispetto delle diversità e alla tolleranza.

“Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia.”

Primo Levi